Roma (NEV), 21 maggio 2020 – “Non è compito delle chiese aderire a uno sciopero né sostenerlo, perchè ognuno decide sulla base delle proprie valutazioni. Però, come cristiani impegnati nel lavoro sociale nell’area di Gioia Tauro – dichiara Paolo Naso, coordinatore di Mediterranean Hope, programma migranti e rifugiati della FCEI – , fianco a fianco di migliaia di immigrati sfruttati e di tanti agricoltori italiani in profonda crisi, crediamo che questo sciopero ci dica qualcosa.
Lo sciopero dei lavoratori immigrati impegnati in agricoltura ci lancia un segnale importante: una quota rilevante della nostra economia primaria dipende del lavoro di immigrati che, oltre a vivere in condizioni di assoluto disagio, vengono sfruttati da un sistema che non tutela né loro né i piccoli e i medi produttori. E’ una catena di sfruttamento che comprende italiani ed immigrati e per questo – nell’interesse di tutti – chiediamo la regolarizzazione di chi lavora e il sostegno alle imprese sane, quelle che lottano contro la mafia ma anche contro regole di mercato che privilegiano i grandi gruppi agroalimentari. Lo sciopero di oggi – conclude Paolo Naso – ci dice che i lavoratori immigrati hanno deciso di denunciare questa situazione e non sono avversari ma alleati degli italiani che vogliono un’agricoltura sana, giusta e sostenibile”.