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Sinodo luterano. Sulla via del futuro

È in corso la 2^ Seduta del XXIII Sinodo della Chiesa evangelica luterana in Italia “Continuità, cambiamento, futuro – La misericordia come responsabilità della Chiesa”


Roma (NEV/CELI CS10), 30 aprile 2021 – Si è aperto ieri il primo sinodo digitale della Chiesa evangelica luterana in Italia (CELI). Il Sinodo si svolge in 2^ Seduta fino a domani. Il XXIII Sinodo luterano si intitola “Continuità, cambiamento, futuro. La misericordia come responsabilità della Chiesa”. Fra i temi: la misericordia come chiave per il futuro; il coronavirus che accelera la trasformazione digitale. E poi ancora giovani, gender, clima e diaconia.

Il Sinodo si è aperto con le Relazioni del presidente del Sinodo Wolfgang Prader e del decano Heiner Bludau alle 75 persone connesse, delegate e ospiti, fra cui 56 sinodali.

Attesa per l’ospite d’onore, Martin Junge, Segretario generale della Federazione luterana mondiale (FLM) che parlerà alle 15.

“La pandemia e le conseguenti restrizioni sociali hanno avuto un forte impatto non solo sulla vita di ogni individuo, ma anche sulla vita della chiesa. E quindi anche sulla preparazione e lo svolgimento del Sinodo 2021” si legge nel comunicato della CELI.

L’atmosfera è “di ottimismo, unita a una grande voglia di voltare pagina e di ripartire” proseguono i luterani. Come emerso anche dalle relazioni del presidente sinodale, Wolfgang Prader e del decano, Heiner Bludau.


L’apertura del Sinodo luterano

I lavori si sono aperti con il culto del Sinodo, giovedì 29 aprile alle 18. Quindi, con la successiva relazione del presidente sinodale, Wolfgang Prader, in carica dallo scorso ottobre. La relazione è iniziata con un particolare ringraziamento al decanato che ha passato gli ultimi mesi a costruire il primo sinodo digitale nella storia luterana in Italia.

“Il distanziamento sociale causato dalla pandemia – ha detto Prader –, ha accelerato la trasformazione digitale”. La relazione sulle attività della presidenza sinodale, scrivono i luterani, risulta fortemente influenzata dal Covid-19. Le attività di gruppi e commissioni non si sono mai fermate. “Il risultato di questo intenso lavoro preparatorio – ha continuato il presidente Prader – occuperà il sinodo nei prossimi giorni e ci aspettiamo risultati fruttuosi. Che in questi tempi difficili, questo l’auspicio, i nostri cuori non siano offuscati o addirittura chiusi dall’invidia, dal risentimento o dalla tristezza, ma aperti alle nostre azioni”.

Il discorso del Decano Bludau

Il decano Heiner Bludau, nella sua relazione di oggi della 2° Seduta, ha invitato i membri del sinodo a prestare particolare attenzione agli effetti che ha su di loro il ricorso alla modalità dell’online. “Guardando al futuro e discutendo della digitalizzazione della chiesa, è importante essere consapevoli di tutti gli aspetti, sia positivi che negativi, del digitale”. Bludau, il cui ultimo anno come decano inizia con il Sinodo 2021, ha prestato particolare attenzione a spiegare il concetto di misericordia, che insieme a “futuro” è la parola chiave del Sinodo 2021.

“Vivere della misericordia di Dio non significa fare elemosina, ma rivolgersi all’altro cogliendolo nella sua pienezza”. Riguardo al cambiamento così spesso invocato, specialmente in questi tempi di pandemia, ha invitato i membri del sinodo a riflettere in profondità su quale percorso di rinnovamento impegnare la chiesa. Il sinodo sarà poi chiamato ad approvare un documento programmatico sulla giustizia di genere. Anche riguardo a questo tema, il decano Bludau si è riferito al principio della misericordia. Anche qui sarà compito della chiesa lavorare in questa direzione verso una società più equa e più aperta. Le iniziative da adottare per i giovani, un altro tema che porta verso il domani, non devono mirare a reclutare nuovi membri della chiesa, idea del tutto fuorviante nella società di oggi, caratterizzata dalla mobilità, ma devono essere concepite invece come un accompagnamento del loro cammino verso l’età adulta.

Guardando al futuro, il decano Heiner Bludau, ha voluto poi affermare con forza l’identità della CELI come chiesa luterana in Italia.

In conclusione, il decano ha detto: “Io personalmente guardo con fiducia al futuro, confidando in Colui che è il vero padrone della nostra chiesa, il Dio trino. Il versetto di oggi, Isaia 9:6, dice infatti ‘Grande sarà il suo potere e la pace non avrà fine’”.

I saluti di Spreafico

In mattinata hanno portato i loro saluti anche il presidente della Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo della Conferenza episcopale italiana (CEI) mons. Ambrogio Spreafico e il vescovo Leon Novak della chiesa evangelica di confessione augustana in Slovenia.

Spreafico ha aperto i suoi saluti con un messaggio di affetto e amicizia alla presidenza e al Decano Bludau. Parlando della sofferenza ha invitato a essere insieme per rispondere alle domande delle donne e degli uomini che più portano il peso della crisi. Citando lo Statuto della CELI, Spreafico si è detto colpito favorevolmente dall’idea della centralità della comunità come “sorelle e fratelli dell’unico maestro”. Ha sottolineato quindi “La sinodalità come manifestazione di essere insieme in un cammino che ci lega al Signore e fra noi”. Infine, ha citato i 20 anni della Charta ecumenica. E gli impegni che ne derivano ancora oggi. Attraverso percorsi comuni che non si sono mai interrotti. Con le celebrazioni per i 500 anni della Riforma. Con le preghiere ecumeniche e altri incontri, che rappresentano “segni che fanno sperare in un percorso comune con cristiani di altre chiese”. Sono passi che fanno sentire “la domanda di Dio sempre più forte, anche se a volte nascosta. E il nostro compito di coglierla, verso il Vangelo del Signore. I poveri ci aiuteranno a capire con le loro domande e il grido di aiuto dei migranti, dei profughi, degli anziani nelle RSA soli da troppo tempo. Dobbiamo essere segno di amore e unità, in un tempo dove i nazionalismi, i muri e le divisioni sembrano essere le uniche risposte alle paure e alla sofferenza. Il Vangelo – conclude Spreafico – ci spinge fuori dai recinti. Per camminare verso l’unità e gustare la gioia di ciò che già ci unisce, con umiltà e con la convinzione della ricchezza delle differenze, che possiamo offrire in dono al mondo, soprattutto oggi”.

I saluti di Novak

Il vescovo Novak ha portato il saluto dei fratelli della chiesa di confessione augustana in Slovenia che vivono situazione estrema di diaspora. “Grazie al Signore per i moltissimi progetti nella diaconia. Nei culti, nell’Anniversario della Riforma e oltre.” ha detto Novak, sottolineando l’importanza delle visite, delle amicizie e della collaborazione. “Possiamo lavorare insieme. Colui che cercherà il cammino lo potrà percorrere.” ha concluso, augurando la benedizione di Dio sui lavori del sinodo.


per approfondimenti

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