Messaggio pasquale del pastore Luca Maria Negro, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), monsignor Ambrogio Spreafico, vescovo di Frosinone e presidente della Commissione Episcopale per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) e il metropolita Gennadios, arcivescovo ortodosso d’Italia e Malta (Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli).
Roma (NEV CS/09), 8 aprile 2020 – “In prossimità della Pasqua di Resurrezione, che le nostre Chiese celebreranno in date diverse (il 12 aprile nella tradizione occidentale, e il 19 in quella orientale), sulla base della fraternità che deriva dal confessare lo stesso Signore, abbiamo sentito il bisogno di tornare ad esprimerci insieme pronunciando una parola comune di fronte alla pandemia che ha colpito il nostro Paese e il mondo intero”.
Inizia così il messaggio pasquale che il pastore Luca Maria Negro, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), monsignor Ambrogio Spreafico, vescovo di Frosinone e presidente della Commissione Episcopale per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) e il metropolita Gennadios, arcivescovo ortodosso d’Italia e Malta (Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli) hanno voluto rivolgere ai cristiani d’Italia.
“Una volta l’anno – spiega il pastore Negro – come esponenti delle principali confessioni cristiane ci rivolgiamo alle nostre comunità per presentare insieme la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che si svolge dal 18 al 25 gennaio. Di fronte all’emergenza coronavirus e in vista di questa Pasqua del tutto anomala, che vivremo in isolamento, abbiamo sentito l’urgenza di pronunciare nuovamente una parola comune, a partire dal messaggio di coraggio e di speranza della resurrezione di Gesù”.
Il messaggio ecumenico muove dal Vangelo di Matteo (28,4-8) in cui la resurrezione viene annunciata da un terremoto e dall’angelo del Signore che fa rotolare la grossa pietra del sepolcro, provocando in tutti i presenti – guardie e “pie donne” – un grande spavento, per spiegare che c’è una paura che immobilizza, quelle delle guardie – e una che “mette in movimento”, quella delle donne che fa di loro “le prime annunciatrici della resurrezione”.
“Come Chiese – dicono gli estensori del messaggio – ci sentiamo chiamate ad essere, come le pie donne, annunciatrici della risurrezione, del fatto che la morte non ha l’ultima parola” e aggiungono che “questa pandemia rafforza altresì in noi la vocazione ad essere insieme, in questo mondo diviso e al contempo unito nella sofferenza, testimoni dell’umanità e dell’ospitalità, attenti alle necessità di tutti e particolarmente degli ultimi, dei poveri, degli emarginati. Con un sentimento di gratitudine speciale a Dio per i tanti che si prodigano senza sosta a fianco di chi soffre”.
Raccogliendo l’invito di Papa Francesco, del Patriarca Ecumenico Bartolomeo, del Consiglio Ecumenico delle Chiese e della Conferenza delle Chiese Europee invitano tutti ad unirsi nella preghiera con le parole che Gesù ci ha insegnato: “Padre nostro che sei nei cieli… liberaci dal Male”.
Leggi qui il messaggio integrale in italiano. Qui la versione in in inglese.