Il tribunale civile di Roma, accogliendo un ricorso dell’Asgi e da Amnesty international Italia, ha deliberato che un gruppo di migranti soccorsi da una nave militare italiana nel 2009 e respinti hanno diritto al risarcimento del danno e all’ingresso in territorio italiano per presentare domanda di asilo.
Roma (NEV CS/72), 3 dicembre 2019 – Il 28 novembre 2019 il Tribunale di Roma, applicando l’art. 10 della Costituzione italiana, a seguito di un’azione promossa da Amnesty International Italia con il supporto di Asgi, ha accertato il diritto di entrare sul territorio dello Stato allo scopo di presentare domanda di riconoscimento della protezione internazionale per 14 cittadini eritrei respinti in Libia il 1° luglio 2009 dalla Marina militare italiana oltre al diritto a risarcimento dei danni subiti.
“E’ una sentenza di grande rilievo giuridico e morale, – commenta Paolo Naso, coordinatore di Mediterranean Hope, programma migranti e rifugiati della Federazione delle chiese evangeliche in Italia – perché restituisce pieno significato all’articolo 10 della Costituzione secondo il quale l’Italia garantisce asilo e protezione a chi nel proprio paese non gode delle libertà fondamentali per l’ordinamento italiano.
La sentenza delegittima un impianto delle politiche migratorie ancora oggi orientato ai respingimenti o al contenimento di profughi e richiedenti asilo in veri e propri inferni a cielo aperto, in Libia.
Per il governo italiano ma anche per il mondo dell’associazionismo questa sentenza dovrebbe quindi aprire una fase nuova volta a tutelare il pieno diritto all’asilo e alla protezione, promuove con coraggio programmi di trasferimento sicuro e legale, come accade coi corridoi umanitari. Anche per questo come evangelici italiani rinnoviamo l’appello al governo italiano per l’apertura di un corridoio umanitario europeo dalla Libia, per 50mila profughi, iniziativa che chiediamo che il governo decida di assumere e promuovere in sede europea”.
Il 10 dicembre prossimo la FCEI ha promosso infatti a Bruxelles un incontro al Parlamento europeo per presentare il progetto di un corridoio umanitario europeo.