Lampedusa (NEV/CS17), 7 marzo 2019 – “Questa notte – spiega Alberto Mallardo, responsabile MH a Lampedusa – intorno alle 3, la Guardia Costiera Italiana ha tratto in salvo, a poche miglia da Lampedusa, un barcone in legno con a bordo circa 40 persone, tra cui 6 donne e tre bambine di circa 3 anni, di origine somala e senegalese. I migranti, partiti dalla Libia, sono stati immediatamente trasferiti nell’hotspot dell’isola, che già accoglie otto persone di origine tunisina arrivate ieri. Nel centro, come riferito da Mediterraneo Cronaca, risultano tuttavia assenti le figure professionali essenziali: non sono attualmente presenti il medico, l’infermiere, lo psicologo, l’assistente sociale e l’operatore legale. Perfino il personale generico risulta carente, con il solo cuoco e tre operatori che dovrebbero coprire le 24 ore di servizio.
Al momento sembrerebbe che nel tratto di mare tra le isole di Lampedusa e Malta vi siano altre imbarcazioni partite dalle coste libiche negli ultimi giorni. In questo momento nessuna nave delle ONG è presente nel Mediterraneo Centrale e questo dimostra che la presenza di missioni umanitarie per il salvataggio in mare non è, come spesso si vuol far credere, “pull factor” per le partenze. Ad ennesima conferma di ciò, nella giornata di ieri è stata diffusa dalle Autorità de La Valletta la notizia di un’operazione compiuta da motovedette maltesi che ha portato al salvataggio di 87 persone a sole 30 miglia da Lampedusa. L’evento ha visto 24 ore di trattative tra Italia e Malta per stabilire chi avesse la responsabilità di intervenire. Ancora una volta è chiaro che nessuno Stato europeo sembra avere la capacità e l’intenzione di coordinare e svolgere operazioni di salvataggio in mare, mettendo ad estremo repentaglio la vita di chi è costretto ad attraversare il Mediterraneo.
Risulta evidente come di fronte alla totale assenza di dispositivi navali europei per la ricerca e il soccorso nel Mediterraneo Centrale, i trafficanti si siano tuttavia riorganizzati per permettere alle migliaia di persone intrappolate in Libia di raggiungere l’Europa. Si moltiplicano infatti le partenze di imbarcazioni di legno che riescono a raggiungere autonomamente le coste di Lampedusa o di Malta.
Di fronte all’enorme pericolo in cui si trova chi attraversa
oggi il mare,
Mediterranean Hope, programma rifugiati e migranti della
Federazione delle chiese evangeliche in Italia ribadisce nuovamente la necessità di rafforzare i programmi di corridoi umanitari già esistenti e di aprirne di nuovi dalla Libia. Garantire un passaggio sicuro a chi scappa da guerre e povertà non è solo un dovere morale ma anche un obbligo derivante da precisi trattati internazionali”.